- 17 Aprile 2023
Ultras-ADL, pace fatta: tutti uniti per la stroria

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Il sabato di campionato si è aperto con una notizia importantissima: gli Ultras e ADL hanno seppellito l’ascia di guerra.
Prima l’appello di Spalletti poi il coup de theatre di ADL in posa con gli Ultras: “Il Napoli siamo noi, presidente e tifosi uniti per vincere”.
L’uomo intelligente risolve i problemi. L’uomo saggio li evita. L’uomo stupido li crea. Con questa massima di Albert Einstein si potrebbe aprire la notizia tanto attesa da mesi: l’incontro e la pace tra i gruppi organizzati e il presidente Aurelio De Laurentiis.
Tutti hanno fatto un passo indietro, un passo indietro che, a questo punto, era inevitabile. La saggezza non è stata proprio il forte del vulcanico produttore cinematografico offuscato, così come gli Ultras, da una stupidità senza senso. Ma l’intelligenza, poi, è venuta fuori.
L’incontro avvenuto in albergo e durato due ore ha sortito gli effetti desiderati con il benestare del Viminale e del sindaco di Napoli, Manfredi, che vede la pace come duratura e proficua.
Bandiere , striscioni e tamburi, quindi, che per le prossime gare potranno abbellire di nuovo il “Maradona”, antipasto già contro il Verona.
Il ruggito del “Maradona” e quell’ urlo Champions che mette “nei guai” gli avversari.
Era il 2011, il Napoli era ritornato dopo anni in Champions e per la prima volta affrontava i gironi da squadra di quarta fascia. Era il Napoli di Mazzarri e dei tre tenori, alle poche qualità tecniche sopperiva la grinta, la fame e soprattutto quel 12esimo uomo chiamato San Paolo.
Quel girone era di ferro con Bayern e City oltre al Villareal. In quella occasione gli azzurri si giocarono l’insperata qualificazione agli ottavi in casa contro il super Manchester di Mancini.
Il Napoli giocò una gran gara battendo gli inglesi 2-1 con doppietta del Matador Cavani ma tanto avevano fatto i tifosi sugli spalti tra coreografia e tifo sfrenato.
Yayà Tourè, uno dei pilastri di quella squadra, qualche tempo dopo, parlando di quella sfida, disse:
“Quando misi piede su quel campo sentii un qualcosa di magico, di diverso. La sera, quando ci fu l’inno della Champions, vedendo 80.000 persone fischiarci mi resi conto in che guaio ci eravamo messi. Qualche partita importante nella mia carriera l’ho giocata, ma quando sentii quell’urlo fu la prima volta che mi tremarono le gambe! Fu lì che mi resi conto che quella non era solo una squadra per loro, era un amore viscerale, come quello che c’è tra una madre ed un figlio. Fu l’unica volta che dopo aver perso rimasi in campo per godermi lo spettacolo!”
Appunto, l’amore viscerale, quello invocato da Spalletti, sbottando nella pancia del “Meazza”, appena cinque giorni fa. Quell’amore che solo i napoletani possono dare ai propri beniamini in campo trasformando canti, suoni e urla in supplemento di energia per la squadra stessa.
La pace tra club e tifosi cade a fagiolo nel momento più delicato e importante della stagione. “Tutto per lei”, l’ormai celebre mantra spallettiano: per la città, per la squadra e per la storia.
Oggi più che mai uniti per vincere e riscrivere una storia bellissima e immortalarla nelle mura della città.
Che domani tifosi e squadra siano un tutt’uno, come chiesto dal mister e come auspicato dall’incontro tra ADL e Ultras.
Il Diavolo, come Tourè ai tempi, dovrà avere paura. E per certe emozioni nessuna bacheca luccicante o DNA europeo può venir in aiuto. Un’intera città è pronta a soffiare sul pallone.
Benvenuti all’Inferno, benvenuti a Fuorigrotta: qui comanda Napoli.