• 22 Febbraio 2023

Salite tutti sul carro del Comandante Spalletti: lo merita in pieno

Salite tutti sul carro del Comandante Spalletti: lo merita in pieno

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Non si diventa vincenti con uno Scudetto in bacheca: l’insegnamento del Comandante Spalletti.

Spalletti, da Comandante di una vera armata da lui costruita e amalgamata, merita tutti i complimenti (e le scuse) mai avuti.

Troppe volte abbiam sentito parlare di uno Spalletti perdente, un buon allenatore troppo poco incline agli stress da campo. Un allenatore spacca spogliatoio, colui che brucia le bandiere delle squadre nelle quali presta servizio.

Un fine provocatore, uno che nelle conferenze stampa sbraita, attacca giornalisti, difende solo il suo orticello. Ma il buon Luciano sta dimostrando di non essere tutto questo, o meglio di non essere mai stato questo, anzi.

Lo Spalletti allenatore è ben altra cosa. Un allenatore figlio della gavetta e del lavoro, aziendalista sì, ma senza raccomandazioni. E’ la sua storia che lo dice.

Si è vincenti anche senza tricolore in bacheca.

Spalletti sta compiendo un vero e proprio capolavoro calcistico. Autore di una favola, nel marcio del pallone italico, da tramandare, con gli occhi lucidi alle generazioni future.

Un allenatore senza sponsor, dicevamo, ma è la sua storia che parla per lui.

Nella sua quasi trentennale carriera di allenatore Luciano da Certaldo, a quasi 64 anni (li compirà il prossimo 7 marzo), ha tanto di cui vantarsi.

Inizia ad Empoli e, dopo l’esperienza nelle giovanili, dal ’95 al ’98 porta gli azzurri toscani dalla C alla A salvandoli al primo anno.

Poi qualche passaggio a vuoto con Sampdoria, Venezia e Ancona in serie A ma a chi non capita qualche esonero? Chiedere a Lippi e Ancelotti, giusto per fare qualche esempio.

Lo richiamano nel 2002 all’ Udinese e nella stagione 2004/2005, con l’obiettivo di salvare tranquillamente la squadra, li trascina per la prima volta ai preliminari di Champions League. Mica male.

Poi la Roma. Calcio champagne e divertimento assicurato all’ Olimpico vincendo Coppa Italia e Supercoppa anticipando l’Inter che avrebbe fatto il Triplete.

Allo Zenit vince tutto, con una squadra forte e costruita per vincere con due titoli di Russia.

Il ritorno a Trigoria è comunque da incorniciare e lasciate perdere il “caso Totti” che caso non è mai stato. Da evidenziare, invece, che prende una squadra sesta e la trascina in Champions sfiorando lo Scuedetto alla quota record per i giallorossi di 87 punti.

Va all’Inter, che ha concluso la stagione settima e la porta in Champions con Borja Valero, Gagliardini, Vecino a centrocampo, con Eder lì davanti, con Candreva esterno destro, con D’Ambrosio titolare a destra, con Asamoah e Dalbert a sinistra. Chapeau.

L’esonero per prendere Conte che sì ha vinto lo Scudetto con la Beneamata ma facendo spendere e spandere Zhang.

Due anni sabbatici, per studiare ritirandosi nella sua tenuta tra vigneti e animali domestici.

Infine il Napoli, l’occasione giusta per rientrare nel calcio dei grandi. Un Napoli logorato dalla delusione Champions post Verona, in un clima di contestazione perpetua nei confronti di ADL.

Con un gran calcio porta gli azzurri in Champions e dopo l’ennesima estate di contestazioni, quest’anno, veleggia a +15 in campionato e insegna calcio in Champions League ad un passo dalla qualificazione ai quarti dopo il netto (e senza appello) 2-0 di ieri a Francoforte.

Perché quella storiella per cui se non si vince uno scudetto si è perdenti e si è vincenti solo se lo scudetto lo si vince è solo una mera favola da bar sport, per chi guarda il pallone e non il Calcio.
Salite pure ora sul carro del Comandante Luciano, ché se pur non lo meritate voi, lo merita lui.

 

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