• 5 Marzo 2023

La certezza della matematica

La certezza della matematica

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Bisogna prendere le bandiere col terzo scudetto già in vendita o acquistate e metterle da parte

Senza il presente non può esserci futuro. Parallelamente, comportarsi come se si possedesse qualcosa che al contrario non si ha o è apparenza o desiderio. Quest’ultimo si avvicina alla dimensione del sogno, che tuttavia tale rimane fin quando non diventa realtà. Udite udite, il Napoli non è campione d’Italia. Probabilmente lo sarà, ma solo quando la matematica ne darà certezza, senza calcoli preventivi né festeggiamenti anticipati. Anche perché, esultare prima che le cose si concretizzino è un po’ come spendere soldi che non si possiedono. Prima o poi i conti si pagano. Quello pagato venerdì contro la Lazio nel secondo ko del campionato, è il suono della campanella che ricorda che nulla è già deciso e che il Napoli ha bisogno di mettere in campo ogni partita quel 100% – come fatto fino alla gara con i biacocelesti – per poter essere quella macchina perfetta (o quasi) ammirata sinora. Certo, una serata andata storta capita a tutti nel corso di una stagione, nessun dramma dunque. Semmai un richiamo a tornare un po’ tutti con i piedi per terra: come qualcuno ama ripetere, gli scudetti non si vincono 3 mesi prima.

Non che non vadano capiti i tifosi che si sono lasciati già andare. Troppi gli anni trascorsi tra molti dolori e rare gioie nell’attesa di rivedere cucito sul petto il tricolore. Troppo il vantaggio sulle inseguitrici per pensare che la storia potesse riprendere pieghe negative. Di conseguenza, anche la proverbiale scaramanzia del popolo partenopeo ha scricchiolato dinanzi a quanto espresso in questi mesi dalla squadra di Spalletti. E allora parafrasiamo Eduardo, eccellenza della cultura napoletana (oltre che italiana, se non europea) e quindi in grado di fornire insegnamenti per ogni situazione: “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”. Se poi si vuole andare oltre i confini della napoletanità, Gotthold Ephraim Lessing ci ricorda che “l’attesa del piacere è essa stessa piacere”. Come a dire, per festeggiare c’è tempo, ma non è ancora questo il momento. Dopo sarà ancora più bello.

 

 

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